Fjord Trends 2021, la sfida dell’Interaction Wanderlust

Don’t drawn in the sea of sameness

Come ogni fine anno arrivano i vari POV e report in ambito digital, con cui le principali agenzie e aziende di consulenza affermano la propria thought leadership anticipando i nuovi trend per il prossimo futuro. E come sempre considero una particolare fonte di ispirazione i “Fjord Trends” di Accenture Interactive.

Potete leggerli qui, mentre in questo articolo evidenzierò alcuni aspetti del trend che ritengo più interessante nell’intero report: l’Interaction Wanderlust.

Di che si tratta?

L’interazione tra design, contenuto e audience sta cambiando

Nel 2020, gli schermi del computer o dello smartphone sono diventati in poco tempo la nostre uniche finestre sul mondo.  Mentre, per adattarci all’emergenza pandemica, abbiamo imparato e metabolizzato in pochi mesi nuove abitudini comportamentali e attitudini di consumo (basti pensare allo smart working e al boom dell’e-commerce), l’accelerata digitalizzazione non è andata di pari passo con la necessaria innovazione del mènage à trois fra design, contenuto e audience.

In questo “lack of innovation” generalizzato, il rischio per i brand è quello di annegare nel mare dell’omologazione e della standardizzazione. Mai come in questo periodo, le persone sono affamate di contenuti creativi e nuove interazioni e vogliono essere stimolate e ispirate da ciò che vedono sui loro schermi. I brand più lungimiranti, ma – perché no – anche le aziende più piccole, dovrebbero dunque ripensare ai loro approcci e a come deliverano valori e servizi, apportando innovazione al loro design e ai loro contenuti e all’interazione che questi due elementi co-generano assieme all’audience.

Questo condurrà a nuovi sviluppi nella tecnologia, basti pensare all’esempio di 'Amazon One', il nuovo servizio di Amazon che permette di pagare in automatico attraverso il riconoscimento del palmo della mano su uno scanner.

Non solo. Sono fermamente convinto che questa evoluta attitudine del pubblico condurrà a nuovi sviluppi anche lato web marketing, content e social media. O meglio: dovranno essere i brand a cogliere la sfida della differenziazione, offrendo nuove modalità di interazione tramite lo schermo (in primis dello smartphone) in grado di suscitare nel pubblico maggiore emozione e serendipità.

La vera opportunità consiste nel trovare nuovi modi di tradurre e ricreare le emozioni offline in ambienti online. E questo passerà in gran parte dalla capacità di imitare, contaminarsi e creare sinergie con le piattaforme di entertaiment, che nel 2020 a seguito dei vari lockdown hanno conosciuto un vero e proprio boom. Un esempio è Spotify, che si è “buttato” nel live streaming con i Virtual Events, permettendo agli artisti di promuovere concerti virtuali sulla propria piattaforma: potranno essere trasmessi su Twich, Instagram e Youtube.

Le vie della creatività sono infinite e spesso le idee “si accendono l’una con l’altra come scintille creative”: a fare la differenza a lungo termine è l’audacia e la voglia di sperimentare ed esplorare nuovi territori.